Maturo e rock come Motta, perchè la musica (non) è finita

L’ultima volta che abbiamo visto Motta è stato più di un’anno fa, in un ambiente più intimo, un’artista più silenzioso, un live più introverso. La data di Bologna che si è tenuta ieri sera all’Estragon Club è stata diversa: divertita, rock, molto interattiva.

Va detto da principio che noi abbiamo una predilezione per Motta, sarà che abbiamo gli stessi anni, lo stesso taglio scapigliato, la stessa voglia di divertirci. Motta sul palco, dalla prima volta che lo abbiamo visto, ha saltato, ha incitato il pubblico, si è imbevuto di bottigliette di acqua naturale. Un po’ come se ogni data fosse una bella serata con gli amici, carichi, con la voglia di ballare a occhi chiusi , di cantare a voce alta, così alta che la mattina dopo al voce non c’è più.

Al quarto album, La Musica è finita,  Motta continua ad essere così: un ragazzo a cui piace fare musica, animale da palco senza esserselo studiato prima, una rockstar senza essere divo. Sul palco catalizza l’attenzione dall’incipit del concerto, con una luce misteriosa che avvolge il pianoforte e lascia col fiato sospeso, pronti però a cambiare radicalmente: la seconda traccia è esplosiva, detonante, un razzo lanciato nell’atmosfera.

La scaletta fa lo zigzag un po’ ubriaca tra le tracce dei quattro album in studio, testimone di una grandissima versatilità: Motta sa essere cantautore, rockstar, portarti in trance con riverberi quasi da rave, commuoverti con pezzi al pianoforte. Francesco Motta sa quel che fa, si diverte a farlo e soprattutto ci insegna a condividerlo: sul palco non è da solo, è tra amici che continua a ringraziare ad abbracciare, ai quali quasi si inchina pregando. Con White Mary si crea una simbiosi artistica che rende i brani ancora più toccanti.

Ma non si dimentica del pubblico: pur ammettendo una difficoltà nella gestione della narrazione tra le tracce si smentisce sapendo farci ridere, mettendoci a nostro agio cancellando quello spazio fisico dato dal pit, aprendo il suo palco ad una proposta di matrimonio.

Il live di Motta è stato un concentrato di energia durato un’ora e mezzo, ma capace di farci stare bene per molto di più. Semplice, la musica (non) è finita, mai, nemmeno ora.