No Shake No Feels, ci siamo fatti raccontare il debut album di Starving Pets
No Shake, no Feels di Starving Pets è il debut album di Starving Pets, ovvero il nuovo progetto solista di Andrea Sassano, ex voce e leader della band Farmer Sea, uscito il 17 febbraio per Dead End Street Records, Marsiglia Records, Coypu Records. E’ stato anticipato dai singoli Bag full of Leaves e Indoors.
1.No Shake, No Feels è l’album di debutto del progetto Starving Pets. Partiamo dal titolo, sembra un richiamo alla distanza, cosa significa?
Come molti altri titoli del disco ha un significato molteplice e aperto. Questo per lasciare spazio alle interpretazioni di chi ascolta o legge i testi. Io ad esempio gli ho quasi sempre dato un significato quasi rassicurante, quasi a dire non tremare, non preoccuparti. In realtà nasce da una frase che ha detto Frank (che ha suonato la batteria nel disco), e che io mi sono appuntato male su un foglietto. Mi sembrava una coincidenza troppo forte per non poterlo usare come titolo del disco.
2.L’album contiene 6 tracce, tutte molto alternative rock, distanti da quello che siamo abituati a sentire in Italia, quali sono le tue influenze musicali?
Principalmente tutto ciò che veniva “etichettato” sotto indie-rock e che faceva riferimento alla scena indipendente americana tra gli anni 80 e i 90. Penso ai Built to Spill, agli Yo la tengo per dirne due. Mentre registravamo i nomi che venivano fuori più spesso erano i Low, Jim O’Rourke, che è un musicista incredibile, capace di passare da dischi più cantautoriali a dischi sperimentali. Aggiungo anche i Boards Of Canada, dai.
3.La scrittura stessa dei pezzi è particolare, come nasce un brano e come arriva alla forma che assume nell’album?
Per questo disco abbiamo utilizzato parecchio materiale che era già presente nelle mie demo casalinghe. Tendenzialmente cerco di lavorare sulla struttura e su un giro di accordi (come tutti, penso) e di avere una melodia vocale importante e significativa. Da lì si va a stratificare dal punto di vista sonoro e limare le linee melodiche. Su questo disco poi abbiamo fatto delle vere e proprie sessioni di scrittura delle parti di batteria, essendo l’unico strumento che mancava veramente nelle demo. Più che mai è stato importante il lavoro di Manuel Volpe in studio per costruire o distruggere e ribaltare la forma canzone iniziale.
4.L’album è stato scritto tra il 2020 e il 2021, quali sono i temi che tratti nelle canzoni e quanto c’è di autobiografico?
Di autobiografico molto, ma ho cercato di mantenere dei significati universali in cui tutti possano ritrovarsi. Sicuramente è stato un setaccio di tutte le cose (belle e brutte) che mi sono successe dal 2019 in poi. Per quanto riguarda i contenuti sono molteplici, dalla solitudine, al lutto, all’inevitabilità del tempo che passa e all’imparare che le cose cambiano e non rimangono mai uguali a se stesse.
5.E’ un album che si direbbe complesso da portare dal vivo, hai in mente dei concerti?
Posso confermarti che è molto complesso, si. Sto provando a mettere su un live in una formazione a tre e devo dire che per le poche prove che abbiamo fatto sono abbastanza soddisfatto. Parallelamente preparerò anche un set in solitaria perchè per i posti più piccoli o per esigenze personali sento di voler presentare questo lavoro anche in una forma più scarna, ma mai completamente acustica. Ci tengo a sottolinearlo perchè anche da solo vorrei continuare a fare un certo tipo di lavoro sui suoni. Vedremo cosa succede!