Lupo ulula alla luna, Vinicio Capossela selvatico a Montesole

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Il Poggiolo è ormai un luogo che abbiamo più volte raccontato per la musica, ma soprattutto amato per tutta la portata che ogni volta riesce a colmare nell’assenza di questi tempi. Con Lupo lo staff di Ozono Factory ha ribadito che non ci sono comparti stagni: la musica, la storia, la memoria e la resistenza sono un tutt’uno. 

SE vi foste persi nei giorni scorsi i nostri speciali abbiamo intervistato sia gli organizzatori che Giovanni Truppi, che ha suonato il 5 giugno, prima giornata di Lupo.

La seconda giornata di Lupo è stata la perfetta combinazione, l’equilibrio mistico: al tramonto Vinicio Capossela si è esibito davanti ad un pratone gremito di giovani, famiglie, anziani, cani, tutti in attesa adorante. Noi ci siamo arrivati dopo abbondanti ore di sguazzone e chiacchiere con vista valle, osservando i fricchettoni con la slack line e i bimbi che giocavano nella sabbia. Al suo arrivo Vinicio Capossela ha fatto in poche frasi una piccola scintilla capace di accendere in ogni astante tutta la consapevolezza che questo luogo regala. Col candore e il sentimento che lo contraddistingue ha contestualizzato ogni scelta musicale, dal nuovo album “Tredici canzoni urgenti” a repertorio storico, allacciando immagini di attualità dolorosa.

Ma dopo pochi brani con archi e l’accompagnamento della voce femminile, il quartetto d’archi e il tramonto, al calar del sole la situazione si ribalta con l’avvento della Fanfara Fan Fath Al che costringe ad alzarsi in piedi e ballare. E anche se il ritmo cambia non lo fanno le memorie: bando al fascismo e ai razzismi, che la festa sia di tutti e per tutti anche con tantissime canzoni partigiane rifatte ad hoc. Dopo due ore di concerto possiamo ringraziare Vinicio Capossela per averci riportato con i piedi per terra, in tutti i sensi, e ci dirigiamo nei più intimi dj set dove la situazione di festa continua per tutta la serata con musiche funky e occitane riversate nella valle.