E’ uscito l’11 maggio per Octopus Record il secondo album della band casertana Fabrica con la produzione di Giuseppe Fontanella dei 24 Grana.
Bar Sayonara, nient’altro che il nome del bar a due passi dalla sala prove dei 4 ragazzi campani, è un album di 12 tracce di indie-rock melodico e malinconico. I testi ci raccontano estratti di vita di ognuno di noi, la difficoltà di prendere decisioni importanti, la necessità di non arrendersi mai nonostante le difficoltà. Questi i temi principali trattati da Michele, Gennaro, Eros e Pietro nel loro disco.
L’album si apre con un leggero arpeggio e una voce corale, l’inizio di Panorama, un brano che ci ricorda di rialzarci sempre. Pian piano il brano cresce, senza mai essere invasivo, e qua si percepisce l’ottima produzione di Giuseppe Fontanella. Apnea che suona a tratti come una canzone dei Placebo, anticipa il primo singolo estratto dall’album: Sayonara. L’angoscia della musica che cresce si percepisce anche nel video di Alessandro Rauccio.
https://www.youtube.com/watch?v=vjxJxF_UarI
Un riff di tastiera ci porta dentro Bon Voyage, brano che abbandona il rock per rallentare un po’ il ritmo e addolcisce l’atmosfera, parlando di relazioni finite. Nel quinto brano i Fabrica cantano “come un oceano sarò, fermo ma che cambia sempre”, Oceano è un brano intenso ma leggero, dalle melodie spensierate.
Cara Provincia parla, con un sound un po’ malinconico, della provincia di Caserta, e di qualunque provincia italiana. La nota malinconica che accompagna tutto il disco prosegue anche nel brano successivo. Illogica parla di chi ottiene tutto con nulla e di chi dà tutto senza ottenere nulla.
La pioggia prima che cada, ispirato all’omonimo romanzo di J. Coe, riprende atmosfere cupe e malinconiche di alcune band italiane che hanno segnato il passaggio tra i due millenni. Come dici tu è dedicato a tutti coloro che si ergono a maestri di vita. Buonvento abbandona le percussioni, che ritornano nel finale, per cullarci con un delicatissimo brano accompagnato solo da un arpeggio leggero e da fiati di sottofondo. Ci culla, come le onde del mare, le stesse onde che aprono Amaranto. L’album si chiude infine con A luci spente che malinconicamente spegne le luci dell’album con soave dolcezza.