C+C=Maxigross + Katana Koala Kiwi @ Covo Club, Bologna

Sabato 12 Aprile

Il Covo Club. Basta il nome per evocare un pezzo di storia musicale bolognese e non solo. Nato nel lontano 1980 in Viale Zagabria, quartiere San Donnino, questo locale non è solo un indirizzo: è un faro per la musica alternativa, un trampolino per artisti oggi di fama mondiale, un simbolo tangibile di cultura e inclusione. E per me? Per me è il luogo del cuore, il nodo indissolubile che lega la mia passione per la musica dal vivo a questa città. Ho perso il conto delle serate trascorse tra queste mura, dei ricordi impressi e, ovviamente, dei concerti che hanno segnato il mio percorso.

Se stasera sono di nuovo qui, è per colpa – o merito – di un ascolto diventato quasi ossessivo negli ultimi giorni: “Nuova Era Oscura, vol. 1”, nona fatica discografica del collettivo artistico veronese C+C = Maxigross. Un lavoro in cui la formazione, da sempre fluida e in evoluzione, ha abbracciato nuove energie accogliendo la voce di Anna Bassy e il pianoforte di Luca Sgue. L’album guarda decisamente al jazz, dipanando in dodici tracce un ciclo di favole post-moderne, quasi sussurrate attorno a un falò immaginario per esorcizzare una notte che sembra non finire mai. E stasera, quel fuoco ancestrale pareva davvero ardere sul palco del Covo. Ma andiamo con ordine.

Katana Koala Kiwi in concerto

Ad aprire le danze ci pensano i Katana Koala Kiwi, quintetto triestino. Si definiscono come ragazzi dai “baricentri musicali diversi ma convergenti che li hanno portati a entrare in un’orbita sonora comune”, e la loro proposta affonda le radici nell’alternative rock. Freschi del loro primo EP del 2023, “Per farmi coraggio mi sono buttato dal piano terra”, e del più recente singolo “Apnea”, dimostrano subito una notevole cura del suono, nonostante siano ancora agli esordi. Origliando qualche conversazione fuori dal locale, scopro un dettaglio che ne rivela la dedizione: niente furgone, si muovono in treno, armati di una pedaliera “da viaggio” studiata meticolosamente per replicare fedelmente le sonorità dello studio. Sul palco, il loro set si sviluppa forse con “qualche bpm in meno” rispetto alle aspettative più canoniche, prendendosi il tempo di esplorare “giri” armonici e ritmici che avvolgono e convincono gradualmente il pubblico, me compreso.

 

Poi tocca a loro, i C+C=Maxigross. Devo confessarlo: il nostro non è stato amore al primo ascolto. Tutt’altro. Li ho incrociati più volte in passato, forse distrattamente, senza mai concedere loro l’attenzione che meritavano. È stato quest’ultimo album, caldamente suggerito da chi già nutriva affetto per il collettivo, a fare da catalizzatore, a spingermi a un ascolto più profondo. Di colpo, il desiderio di vederli dal vivo si è trasformato in una vera necessità: volevo passare dall’intimità della cuffia all’impatto fisico della loro presenza. Durante la loro esibizione, tre domande mi hanno attraversato la mente.

La prima, quasi istintiva: “Ma quanti sono là sopra?”. Tanti. Un ensemble vibrante che occupava ogni centimetro del palco del Covo, trasformandolo in un alveare sonoro.

La seconda, inevitabile: “Sì, ma il concerto com’è?”. La risposta è arrivata diretta, senza esitazioni: un’esperienza in crescendo. Un sapiente intreccio di strumenti e, soprattutto, di voci. Ogni membro ha contribuito vocalmente, regalando momenti a cappella di rara intensità. Una coralità emozionante, sia nei suoni che nelle parole, che ha annullato la distanza tra palco e platea, rendendo tutti – musicisti e pubblico – partecipi dello stesso rito intimo, un canto quasi ancestrale e condiviso. E quando l’attenzione tornava a focalizzarsi sulla ricchezza strumentale, ecco affiorare la terza e ultima domanda.

“Posso salire sul palco con voi? Datemi un triangolo, qualsiasi cosa!”. Perché la sensazione era proprio quella: un suono talmente collettivo, un’energia così inclusiva da far nascere spontanea l’esigenza di farne parte ancora più visceralmente, di contribuire a quel flusso magico.

Negli ultimi tempi ho avuto la fortuna di assistere a diversi concerti, e più di uno mi ha lasciato quella preziosa sensazione di benessere radicata nel “qui ed ora”. Ieri sera, al Covo, è successo di nuovo. Quel pensiero, semplice e potente, si è fatto strada: “Siamo qui, adesso, e stiamo condividendo qualcosa di unico”.

Grazie, C+C=Maxigross. È stata pura bellezza. Ci rivedremo presto, di cuore!