Estragon Club si trasforma nell’anticamera della stanza privata di un dio col sorriso sghimbescio e una vena malvagia. Quel dio è il Teatro degli Orrori.
Dalla musica di sottofondo emerge lentamente un senso di malessere, lieve come la nebbia all’alba in pianura. E poi le luci. Disturbanti, come quelle di Lynch. Rosso, vuoto, luci lampeggianti d’argento.
Capovilla irrompe nello spazio del Teatro degli Orrori con la voce più riconoscibile dei nostri incubi. Snocciola frasi, strofe, deliranti sui tempi sincopati di corde battute, piatti frantumati.

Nove anni dopo Capovilla e i suoi troneggiano come Teatro degli Orrori sul palco rosso. Con una sola mano il frontman innalza la nostra rabbia sulle nostre teste, un dio potente e scocciato. La stringe e la strattona, la urla, la abbatte nuovamente su di noi passando dalla canzone di Tom, a sangue freddo, compagna Teresa.
Su Tom vedo corpi accasciarsi. Una coppia sul fondo di Estragon che piange immobile.

Un Estragon stracolmo si trasforma in un bizzarro specchio che il Teatro degli Orrori frantuma, schegge della nostra crescente collera. La maschera sul volto del frontman che ben conosciamo diventa dolore, i capelli sudati e incollati, i movimenti scattosi.
Un dialogo iniziato nel 2005 e lasciato nel 2016, ripreso al volo dal Teatro degli Orrori che con Mai dire mai riportano uno spazio: quello dove la gente, gli abitatori del mondo che faticano a trovare dei riferimenti politici e musicali si riconosce.
Il Teatro degli Orrori torna nella formazione originale, snocciola i brani che dal 2005 ad oggi l’hanno resa non solo una delle band più influenti del rock italiano, ma anche un punto di riferimento politico.
Il concerto è un rito collettivo dove gente, almeno adolescente all’uscita del primo album, conserva un certo credo ideologico. E grida una rabbia che non sa dove altro vomitare.

L’energia prorompente della musica e di un frontman quanto mai ispirato fanno di questo concerto una necessità violenta, una cascata di rabbia e anche d’amore, nel fondo.
L’orrore è tornato, è sempre stato vicino a noi.
SCALETTA CONCERTO TEATRO DEGLI ORRORI – BOLOGNA
Vita mia
Dio mio
E lei venne!
Disinteressati e indifferenti
Due
È colpa mia
Lavorare stanca
La canzone di Tom
Direzioni diverse
Il Terzo Mondo
Vivere e morire a Treviso
Majakovskij
Io cerco te
Il lungo sonno (Lettera aperta al Partito Democratico)
Non vedo l’ora
Compagna Teresa
Padre Nostro
A sangue freddo
Mai dire mai
Lezione di musica
Maria Maddalena